lunedì 2 luglio 2012

Impressionismo e fotografia a confronto

La storia dell’impressionismo nasce ancora prima che si possa parlare  di un vero e proprio movimento: Siamo in Francia al Salon ufficiale, nel palazzo dell’industria. E’ il 1863 e la giuria rifiuta ben 3/5 dei 5000 dipinti inviati. Le lamentele degli artisti giungono alle orecchie dell’imperatore, Napoleone III, che offre agli artisti la possibilità di esporre le loro opere in una sezione loro riservata detta: “SALON DES REFUSES” dove erano presenti opere di  molti artisti che saranno poi definiti  impressionisti, da Manet a Degas.

Un’idea di tecnica impressionista era già presente con EUGENE BOUDIN (1824- 98), insegnante di Claude Monet.
Egli metteva in scena piccole istantanee di vita quotidiana, ritratte a pennellate vibranti  e macchiate, rapide come rapido è lo scorrere del tempo.
L’impressionismo, dunque, non voleva estraniarsi come una pittura astratta, anzi forse voleva proprio essere la più reale considerando anche il tempo reale.
 E’ qui che nasce anche con Monet, la pittura EN PLEIN AIR, il cogliere l’attimo fugace.
“Donne in giardino” di Monet rappresentava un passo fondamentale verso l’impressionismo. Tralascia l’identità delle donne raffigurate a favore della resa atmosferica dell’insieme. Egli lavora attentamente sugli effetti di luce delle stoffe bianche lambite dal sole che filtra tra le foglie degli alberi e le ombre che produce che non sono affatto nere (come insegnava l’accademia). Prenderà ispirazione da alcune FOTO dell’epoca . Anche tale opera fu rifiutata dal Salon per l’eccessiva grandezza(255x205) e per lo stile nuovo.

Ma la tecnica degli impressionisti può derivare dalla fotografia??
Infatti nell’800, contemporaneamente alla nascita dell’impressionismo, la fotografia aveva messo a disposizione uno strumento di riproduzione della realtà totalmente naturalistico. Gli interessi della pittura e della fotografia sono gli stessi. I temi principali di entrambe erano infatti i ritratti, le vedute e le città che si stavano sviluppando velocemente. Possiamo notare che le prime foto assomigliano moltissimo alle opere impressioniste.  Prima dell’invenzione dell’istantanea, la macchina fotografica non permetteva di catturare corpi in movimento e perciò le foto erano sfocate, immagini con contorni indefiniti come proprio avveniva nei quadri impressionisti. Ben presto la fotografia provocò accese discussioni nel mondo dell’arte. C’era chi ne sosteneva i vantaggi, sia per gli artisti ( che con la fotografia potevano sostituire studi e disegni dal vero) sia per il pubblico ( che per suo tramite avrebbe potuto conoscere opere d’arte fino ad allora accessibili soltanto a pochi), e c’era invece chi criticava la meccanicità del nuovo mezzo, che escludeva il tocco e la sensibilità dell’artista. C’era, infine, chi guardava alla fotografia come una minacciosa forma di concorrenza. D’altra parte molti di quelli artisti che si rifiutavano di considerare la fotografia come opera d’arte non esitarono a servirsene per il loro lavoro: è il caso di Delacroix, Courbet e dello stesso Manet, il cui ritratto di Charles Boudelair all’acquaforte, del 1865 appare direttamente ripreso da una fotografia del poeta che era stata eseguita dal fotografo Felix Nadar sei anni prima.



Proprio nell’atelier del fotografo Felix Nadar, nel 1871 si tenne la prima esposizione impressionista. Fu proprio Nadar a compiere i primi esperimenti di fotografie dall’alto suggerendo tagli e punti di vista fino ad allora sconosciuti. Nadar infatti aveva scattato alcune foto a bordo di una mongolfiera, dove non sarebbe stato possibile dipingere, cogliendo i boulevards parigini nelle loro ampiezze suggerendo in tal modo prospettive inedite, che  vennero tradotte poi in pittura.




Sarà infatti la fotografia a svelare gli errori dei pittori che immaginavano la realtà in movimento attraverso delle convenzioni. (Come i cavalli in corsa)
Muybridge fu il primo a rappresentare il momento attraverso la fotografia. Inventa una sequenza di 24 fotocamere che vengono azionate al passaggio del cavallo attraverso un filo rotto dal cavallo stesso al suo passaggio. Attraverso tali studi mette in evidenzia cose che l’occhio umano non riesce a percepire, anzi trasforma. Il pittore, dunque, correge le deformazioni attraverso la pittura, tanto che per alcuni Muybridge sarebbe riuscito a far volare il cavallo.
Con Marey invece abbiamo la nasciata della Cronofotografia.
Per cronofotografia si intende la possibilità di registrare in un’unica immagine ed in un’unica lastra fotografica, varie posizioni di un soggetto in movimento in corrispondenza di diversi movimenti temporali.
Crea una sorta di fucile fotografico (apre e chiude l’otturatore) creando dei diagrammi di movimento che ridanno molto alla linea futurista.
Étienne-Jules Marey(1830-1904), medico fisiologo francese, inventò il cronofotografo per portare avanti i suoi studi sul movimento degli uccelli, dei cavalli ma soprattutto dell'uomo. Il suo cronofotografo registrava le diverse posizioni che avrebbero composto l'immagine finale, grazie alla regolare e continua apertura/chiusura dell'obiettivo. Ma l'ingegno di Marey si concentrò soprattutto sulla preparazione del soggetto in movimento. Per registrare il movimento di un uomo in cammino utilizzò una tuta completamente nera (su sfondo scuro) con delle righe bianche lungo tutte le parti laterali del corpo.
Alla base della cronofotografia non c'è quindi ancora un'idea di cinema inteso come documentazione e tanto meno intrattenimento ma essenzialmente la strumentalità della ricerca scientifica tipica dello spirito positivista del tempo che, nel caso di Marey, si concentrava essenzialmente sulla fisiologia del corpo umano.
Inoltre grazie all’invenzione dell’istantanea, il fotografo può cogliere il momento senza che la modella stia lì ferma a farsi ritrarre.
Dalla fotografia i pittori impressionisti adatteranno le inquadrature nuove e originali e il taglio casuale dei soggetti. Per esempio nel dipinto di  Manet “ il bar alle folies Bergereuna figura maschile a lato del quadro è in parte tagliata. Questo taglio non sarebbe mai stato fatto da un pittore tradizionale, ma rende molto più realistica la scena, come in una fotografia.





“Più la fotografia avanzava, più l’arte puntava all’astrattismo , alle simbologie, ai concetti”
Infatti se imitare la natura nella sua perfezione oggettivamente vuol dire arte, allora la fotografia è il re degli artisti. Per tale motivo l’arte deve trovare diversi modi per trasmettere. Da qui nasce la pittura simbolista. Dall’oggettività si passa alla soggettività.
Tanto più la fotografia si espande e diventa di tutti, tanto più l’arte diventa elitaria, per pochi.


Edward Degas fu uno degli artisti della sua generazione che meglio comprese il valore della fotografia. Interessato alla riproduzione del movimento in natura, Degas si servì degli esperimenti cronofotografici (invenzione di Marey) che permettevano di visualizzare la struttura del  movimento. Alcune immagini del fotografo Muybridge  fermavano sequenze di animali in corsa o di persone in azione.Fu poi mediante il supporto fotografico che Degas riuscì a lavorare su uno dei temi da lui lungamente prediletto sia in scultura che in pittura: la danza e il mondo delle ballerine. Esistono infatti prove fotografiche eseguite dallo stesso Degas nelle quali spesso sperimentava gli effetti a luce artificiale.Degas rappresenta il movimento collocando diversi personaggi in un opera, ognuno in movimenti diversi.Con Edgar Degas abbiamo nuovi elementi introdotti tra cui una diversa composizione dell’immagine. Definito “pittore degli interni”, usa l’inquadratura o il taglio dell’immagine svuotando il centro e riempiendo i lati.
In “Donna con i crisantemi” decentra il soggetto protagonista spostandolo al lato. Lo sguardo è all’esterno e ciò rende più ampia e spaziosa l’opera.



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